anime alla deriva
mentre ciò che rimane
di coloro che noi fummo
giace in una fossa
comune
alla mercé dei vermi.
D’odio, d’intolleranza
ecco di cosa morimmo
appena fuori dalla città
dove il fiume scorreva
con un mormorio leggero
che pareva una litania
funebre.
I bravi soldati del Nord
impregnati di fanatismo
ci uccisero senza pietà
poiché eravamo borghesi
medici, insegnanti e
filosofi
il riflesso dell’antico
regime.
Un unico colpo alla nuca
inginocchiati , noi, e
penitenti
mentre gennaio si congedava
appena festeggiato il
nuovo Tet
quando scesero dalle
risaie
contadini armati e
violenti.
Unti di povere, bagnati di sangue
e di calce e di rugiada
tutto ciò che sui nostri
resti
vi cosparsero i vietcong
che ancora sembriamo
fantasmi
alla ricerca di un posto
sicuro.
Siamo davvero in tanti
anima senza più pace
in bilico sopra la
brezza
nel cielo che dipinge
Huè
e i nostri corpi in una
fossa
oramai prossimi alla
putrefazione.
N° 3625 - 29 aprile 2019
Il Custode
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