quello che il tuo sguardo diceva
e seppure non mi garbava
io non lo potevo cambiare.
Per pudore, io avevo taciuto
un amore che io non sapevo
ma mi era colato dal cuore
come fosse una cascata di sangue.
Ne parlai dapprima alla luna
e la luna scosse la testa
ma io, come è per i folli
feci finta che mi stesse mentendo.
Te lo raccontai che era sera
le cicale ricamavano fiori
io, convinto che fosse d’auspicio
arrivai col mio sorriso migliore.
La tua mano sulla mia anima
pareva essere l’estrema unzione
per un sogno oramai prossimo
a morire di crepacuore.
Però avevi occhi bellissimi
ed un viso che avrei rimpianto
quando mi allontanai sussurrandoti
d’essermi innamorato di te.
N° 4157 - 21 luglio 2020
Il Custode
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