Il corsaro
al tavolo nella taverna
annusava gli odori
di fumo intenso e sudore
in disparte
quasi avesse paura
che le sue lacrime al suolo
facessero troppo rumore.
Lui beveva
rhum da pochi dobloni
che bruciava il palato
quanto le navi affondate
perché il ricordo
lo stringeva con forza
e le notti con Zelda
non erano ancora scordate.
Fianco a
fianco
tra la sabbia e le onde
prima di ogni battaglia
Zelda col suo bel viso
lei combatteva
impavida come un guerriero
e curava i feriti
col lampo del suo sorriso.
Rughe e sangue
volti di pietra scavata
tra la baia e gli scogli
dove la vita è più vera
e si racconta
che quel loro amore
divenne presto leggenda
non fu mai una chimera.
Ma il destino
Dio cattivo e impietoso
raccolse il corpo di Zelda
lo trascinò in fondo al mare
in una notte
in cui la luna sgridava
stelle troppo insolenti
che non volevano brillare.
Ed il corsaro
al tavolo nella taverna
frantumava i bicchieri
che aveva disposto in tondo
rabbia acuta
tempesta tremenda e violenta
che sferzava il suo cuore
non il suo dolore profondo
e lo lasciava
in balìa delle immagini
Zelda e lui sul veliero
alla conquista del mondo.
N° 1714 - 27 marzo 2010
Il Custode
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