che però la fa dondolare
e salire sempre più in alto
fino a carezzare le nuvole.
Il tuo spettro appare elegante
seduto con estremo garbo
ed indossa ancora un sorriso
e gioca il suo gioco infantile.
Tu eri talmente bella
che proprio io non riesco
a dimenticare il tuo viso
e gli occhi di pece e dolore.
Ma quando esondò il sangue
a tingere la tua candida veste
io provai a chiederti scusa
benché fosse oramai troppo tardi.
E cigola e piange quell’altalena
in balìa della tempesta
che, come nella tua ultima notte
Sconquassa il cielo ed i prati.
Addio mio bellissimo amore
tu che sei rimpianto e tragedia
un sogno che mi stava sfuggendo
ecco perché io ti ho uccisa.
N° 4095 - 26 maggio 2020
Il Custode
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