è rimasta una sola pozzanghera
colma di pensieri e di cenere
io me ne tengo distante
per non affondarci di nuovo.
Il polline della primavera
scende come un foglio di carta
sopra il mio sguardo arrossato
ed io, in un moto di orgoglio
fingo che sia soltanto allergia.
Eppure non potrei mai scordare
le tue dita che scivolavano
ad accarezzarmi le labbra
e chiedevano ch’io fossi silente
per lasciare che parlassero gli occhi.
Averti lasciata fuggire da me
fa parte del mio bagaglio
che pesa come fosse una zavorra
all’interno della mia anima
in balìa di un reflusso di bile.
Non ho pietà di me stesso
né pena per il tuo dolore
perché se tu avessi mi avessi capito
avresti trovato altri giorni
per distogliermi dalla mia apatia.
Ma davvero a me non importa
di sprecare i miei giorni vuoti
a supplicare qualcuno che finge
un sentimento che non esiste
se non nella mia mente distorta.
N° 4076 - 9 maggio 2020
Il Custode
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