alle luci del primo
mattino
davanti a lui, il grande
edificio
pareva essere dimora del
diavolo.
La sua colpa era d’essere uomo
che non tollerava i
soprusi
ed in sella alla sua
bicicletta
recava biglietti per
salvare le vite.
Però le voci furono molto veloci
ed il sospetto diventò
come serpe
e sotto il caldo sole di
luglio
il campione si recò
all’inferno.
Sentì, appena varcato l’uscio
il lezzo del sangue ormai
rappreso
vide gli spettri in
cerca di pace
arrampicati sulle pareti
spoglie.
Al cospetto del gerarca fascista
il campione ebbe molta
paura
e quando scese per la
cantina
incrociò gli strumenti
di morte.
<<Soltanto
caffè, farina e zucchero…>>
egli rispose alle
incalzanti domande
che gli urlavano sopra
la faccia
gli psicopatici seguaci
del Duce.
Tre giorni e tre notti di prigionia
per il campione scosso e
rassegnato
fino a che uno degli
aguzzini
si fece garante delle
sue parole.
E ritrovato il profumo del cielo
egli si voltò verso la
villa triste
spese un pensiero, dopo
una lacrima
per chi laggiù
continuava a morire.
N° 3691 - 22 giugno 2019
Il Custode
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