di fiumi di lava e
catrame
ed ancora tempeste di
sabbia
dentro gli occhi
sgomenti
poiché tu fosti cattiva
immune al mio
sentimento.
La passione che millantasti
era distante dalla tua
indole
tu, col tuo sguardo di
serpe
ed assai prossima a
divorarmi
sicché io dovetti
fuggire
dalla tua lurida, misera
gabbia.
E presi la vanga e il pugnale
dopo raccolsi tutta la
rabbia
e tu, in piedi nella mia
stanza
non sospettasti le mie
intenzioni
giacché con la tua
presunzione
pensavi ti avrei amata
per sempre.
Ma io ti colpii molte volte
fino a placare la mia
ira profonda
e più affondai la lama
in te
più mi sentii davvero
libero
perché spezzavo il
malsano legame
che mi aveva reso un
idiota.
Infine io ti portai verso i campi
e ti seppellii sotto la
nuda terra
adesso sono un uomo
sereno
privo d’ogni rimorso o
rimpianto
e dacché io ti ho uccisa
ho ritrovato la gioia di
vivere.
N° 3685 - 17 giugno 2019
Il Custode
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