dove ogni cosa ebbe
inizio
dove un treno mi
condusse
ad incontrare il tuo
viso.
Riflesso di smeraldo grezzo
quando impattai i tuoi
occhi
sotto il sole e dentro
lo smog
ed un parco che pareva
vuoto.
E penso distanti pensieri
che non avresti potuto
leggere
tanto la mente era
ermetica
rinchiusa in antichi
dolori.
Però sono molto caparbio
sicché io aspetto ancora
nel frastuono della
stazione
tra la gente che ciancia
parole.
Mi passano accanto falene
che mi guardano con
supponenza
ma come potrebbero
sapere
di tutto l’amore che tu
fosti?
Sguardi di zingari ed arabi
sporcano la grande
metropoli
io gli ignoro perché
attendo ancora
la tua voce e la tua
solitudine.
N° 3679 - 11 giugno 2019
Il Custode
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