poiché amo ascoltare
i sospiri e i lamenti
di chi sta per morire
ai quali io però
supplico
di farlo con
discrezione.
Ho una mente contorta
dalla pietà sfuggevole
forse perché in passato
ho visto in faccia il
dolore
oppure non è che il
piacere
di ammirare la
sofferenza.
Resto nascosto nel buio
in un mondo fatto di
luce
a volte mi sento a
disagio
nel fingere il
disappunto
allora rido e poi canto
come se io fossi un
folle.
E sputo sopra le teste
e le persone che bagno
guardano nella mia
direzione
ma io sono fatto di
vento
allora costoro imprecano
verso il cielo e contro
Dio.
Spesso, durante la sera
discuto con le falene
che barattano la loro
salvezza
dalle fauci dei
pipistrelli
lo fanno donandomi il
pasto
ed io offro loro riparo.
Ma non rimpiango nulla
né il male che ho
procurato
né il bene da me
rifiutato
e chiuso nella mia notte
derido ancora la morte
che tanto non mi
appartiene.
N° 3668 - 3 giugno 2019
Il Custode
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