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martedì 25 giugno 2019

DIO

Dio si alzò dall’amaca
e si affacciò sulla veranda
davanti ai suoi occhi chiari
osservò nel grande giardino
il miracolo della sua arte.

C’erano fiori di ogni colore
da sembrare l’arcobaleno
e le api sfioravano il cielo
poi planavano come alianti
a caricare la stiva di polline.

Il dolce sguardo dei cani
lo rendeva assai orgoglioso
così come quello dei gatti
che seppure alquanto altero
era di certo irresistibile.

Con la tazza di caffè in mano
Egli godeva di quel paradiso
la perfezione che solo un genio
avrebbe potuto mai modellare
sopra una terra dapprima arida.

Poi accadde che Egli la vide
la creatura da lui prediletta
alla quale aveva donato
la sua immagine perfetta
forse anche il suo pensiero.

Lo aveva plasmato con cura
con un intelletto superiore
lo aveva fornito di libero arbitrio
per proseguire durante i secoli
quello che Egli aveva tralasciato.

Ma mutò la sua espressione
davanti all’uomo, creatura crudele
che aveva raccolto quel sogno
tramutandolo in un’utopia
un incubo che Egli abiurava.

Sicché, ritto sulla veranda
Dio guardò e vide la distruzione
le lacrime gli rigarono il viso
mentre Egli pensò con dolore
di avere dato vita ad un mostro.

  N° 3693 - 24 giugno 2019

                                                      Il Custode

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