in un attimo assai breve
e non lo dicesti alla
luna
né a chi ti sorrideva
giacché vedeva in te
il senso di ogni
pensiero.
Non dico che fosti folle
ma certo disillusa e
ferita
e non giocavi alla vita
come chi gioca per
vincere
partecipare non aveva
senso
come un sogno senza
futuro.
Hai liberato quelle onde
nascoste nelle tue vene
con le lamette e con
l’acqua
e la troppa disperazione
che il tuo sguardo
oramai cieco
non seppe più
trattenere.
Chissà se hai trovato un mondo
che si è preso cura di
te?
Le voci di chiunque ti
amava
ti seguirono lungo le
tenebre
per dirti parole d’amore
alle quali tu non
credesti più.
N° 3680 - 11 giugno 2019
Il Custode
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