il calore è
insopportabile
e tu navighi da molte
miglia
per condurci verso
l’ignoto.
Ci hai strappati al corno d’Africa
pregustando grossi
guadagni
però noi, seppure di
ebano
siamo comunque esseri
umani.
Ogni tanto si leva un canto
che percorre la nave
intera
Capitano, è il nostro
dolore
siamo esausti e senza
speranza.
La monotonia delle onde
che ci culla come una
madre
e la fragranza della
salsedine
mescolata al sudore e
alla urina.
Molte lune sono trascorse
e si odono i primi
gabbiani
sicché, dopo giorni di
mare
siamo prossimi al nostro
approdo.
Noi scendiamo sulla banchina
Capitano, tu ci scorti e
sorridi
l’Occidente ti crede un
eroe
ma non sei che il nostro
schiavista.
N° 3697 - 29 giugno 2019
Il Custode