o amato figlio
quei giorni senza pietà
che ti hanno visto
migrare
dalla tua vita e dai
sogni
che intendevo
insegnarti?
È dal silenzio dei grilli
che avrei dovuto capire
che il tempo
sarebbe presto mutato
e tu avevi già in mente
un viaggio senza
ritorno.
La luna abbassò lo sguardo
per non dovere guardare
dentro i miei occhi
spenti
io mi domandavo perché
seppure sempre molto
gentile
ella mi evitasse.
Le lacrime del vecchio salice
impattavano il prato
e sulle vibrisse dei
gatti
parevano gocce di brina
i gatti non amano
l’acqua
quella volta non si
lamentarono.
Dove saranno finite
le stelle da sempre
curiose?
E dove le pettegole
cicale
abituate a cianciare?
Quei giorni persino le
lucciole
spensero il loro
chiarore.
Ho un album di fotografie
su di uno scaffale
dell’anima
riguardano tutte quei
giorni
che ti hanno visto
migrare
dalla tua vita e dai
sogni
e dal mio bisogno
d’amare.
N° 3582 - 11 marzo 2019
Il Custode
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