e non posso nemmeno
tornare
ho seminato sassolini di
stoffa
ho sprecato briciole e
sogni
solamente per trovare
una notte
che odorasse ancora di
luna.
Avevo spiriti ed ombre
alle quali raccontare
bugie
e però, quando ho aperto
le ali
l’uragano mi ha divorato
io sentivo le mie voci
chiamare
al di là della forte
tempesta.
Questi miei occhi pesanti
appesi all’ultimo cielo
eppure non rammento più
se io sono un demone
antico
oppure un fragile
scricciolo
in cerca di un sorso di
fiele.
Se mi volto indietro
io riesco quasi ad
immaginare
il viso e finanche il
profumo
per i quali smarrii la
ragione
ma sono talmente
distratto
che impatto le tenebre e
rido.
Io non vorrei pensare
ma quaggiù, nella
solitudine
il tempo pare si sia
fermato
non ho unghie, nemmeno
denti
da potere lanciare nel
vuoto
e sentire se toccano il
suolo.
Perduto dentro il silenzio
io vomito stelle
d’amianto
ed anche se io fossi già
morto
me ne farò una ragione
d’altronde, l’intera mia
vita
a me faceva alquanto
schifo.
N° 3588 - 17 marzo 2019
Il Custode
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