e diretto verso il
patibolo
si incamminò, il mostro
tra il ludibrio della
gente.
Sembianze per nulla umane
ma occhi molto profondi
mentre la sua sola colpa
fu quella di suscitare
paura.
Eppure, in mezzo alla folla
la donna più bella al
villaggio
si fece spazio a
spintoni
per giungere alla prima
fila.
Desiderata dagli uomini
odiata da donne
invidiose
per i suoi capelli di
pece
il viso di candida nuvola.
La sua espressione di sfida
fu causa di soggezione
per chi pregustava il
piacere
di uccidere un
innocente.
E lei, ahimè, consapevole
che mai avrebbe potuto
cambiare l’iniqua
sentenza
fermare la crudeltà del
boia.
Ma si avvicinò a quell’uomo
si inginocchiò penitente
e chiese con un filo di
voce
perdono per la sua fine
imminente.
E supplicò un abbraccio
quale ultimo gesto
d’amore
dopo pianse un’unica
lacrima
però vasta quanto
l’oceano.
Il mostro mostrò un sorriso
e la strinse forte al
suo petto
mentre dalla piazza
cresceva
il disappunto degli
stupidi villici.
<<…Ti ho
amata più della notte
tanto almeno quanto la
luna…>>
poi avvicinò le sue
labbra
e le diede un bacio
d’addio.
N° 3594 - 25 marzo 2019
Il Custode
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