…Io intanto annaspavo
mentre la corrente cresceva
e da
qualche parte
tra i gorghi
c’erano le macerie
della mia casa.
Onde di sabbia
e di argilla
e fango nelle narici
ma lontano all’orizzonte
quasi fosse l’ennesima beffa
scintillava l’arcobaleno
ritto tra il mare e la collina
ed era bello a vedersi.
Io nel
frattempo arrancavo
in quella melma asfissiante
la sentivo fredda e pesante
all’altezza della mia bocca
dopo strisciava come serpente
nella risacca dei miei polmoni.
La pioggia,
persino il vento
osavano prendermi a schiaffi
sembrava che soltanto la luna
provasse pena per me
e da qualche parte
nel buio
io mi scordavo di vivere ancora.
N° 2821 - 17 novembre 2014
Il Custode
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