in cerca della mia anima
il cielo è plumbeo e ostile
da confondere persino la bussola
l’aria è talmente pesante
che il vento non riesce a soffiare.
Sopra le acque melmose
vola verso di me una libellula
pare che abbia un messaggio
col quale indicarmi il cammino
ma la rana è vorace e veloce
e la inghiotte in un solo boccone.
Io seguo le voci distanti
che giungono da oltre la nebbia
sono leggere quanto una carezza
e profumano di un antico amore
intanto i miei piedi affondano
nel fango e tra le ninfee.
Dopo accade qualcosa
il mio cuore diventa poltiglia
e scivola in fondo allo stagno
si impiglia alle alghe impettite
la morte è davvero ambigua
sorride e mi prende per mano.
Le voci, nel frattempo, si quietano
sembrano sazie della mia anima
io l’ho cercata per diversi secoli
tanti da smarrire il senno
e rimango solo ed interdetto
giusto al centro del nulla.
Scompare l’intera palude
il paesaggio è un dipinto astratto
io non so con chi parlare
nel mezzo della mia solitudine
morire è il mio male minore
ma speravo di finire all’inferno.
N° 3772 - 3 settembre 2019
Il Custode
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