rivedere la tua bellezza
profonda dentro i miei occhi
padrona nella mia anima
e però il tempo concesso
fu tiranno, forse sbadato
e tra i pertugi del cuore
come un geco, fuggisti via.
Mi dispiace, benché sia assurdo
ricucire l’enorme strappo
di una stoffa oramai sgualcita
deteriorata dai troppi silenzi
ma ho di te l’amaro ricordo
di un amore fatto di devozione
delle umiliazioni che ti ho concesso
nel percorso del mio egoismo.
Passerà il tuo immenso dolore
mitigheranno rabbia e disillusione
seppure a me affligge il pensiero
di pensarti sola ed incompresa
tra le braccia di un altro uomo
incapace di vedere il tuo sguardo
che non è in grado di cicatrizzare
le ferite che io ti ho lasciato.
N° 3794 - 24 settembre 2019
Il Custode
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