vite e sorrisi
differenti
che mai gli appartennero
ma ai quali egli rubò
i contorni ed i colori
l’essenza stessa di ogni
ricordo.
Sul ciglio della camionale
lui stette come un cane
randagio
sotto la forte pioggia
in balìa del vento
sferzante
per capire come ci si
sente
ad essere uno che muore.
Ascoltò la eco
delle anime alla deriva
e simile ad una spugna
ne assorbì dolori e
speranze
però il cuore faceva
male
a guardare in faccia
l’oblio.
Infine impazzì
quando tornò sui suoi
passi
e non ritrovò il
sentiero
la sua mente, oramai
artefatta
era persa in un gioco di
specchi
e si dimenticò chi egli
fosse.
N° 3527 - 8 dicembre 2018
Il Custode
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