con le sue vibrisse di
stoffa
e decise che era giunto
il momento
di perdersi
nell’universo
esplorare mondi molto distanti
con il suo sguardo fatto
di vetro.
Dentro una notte cieca
egli posò l’ultimo bacio
sulla labbra di una luna
sbadata
e sul viso di quella
bambina
che dormiva un sonno
profondo
e sognava tanto da non
risvegliarsi.
Egli non si perse d’animo
ma raccolse quel
miagolio
che nella sua mente di
ovatta
aveva solamente sperato
di dire
come i gatti che per la
strada
cantavano al cielo
parole sconce.
Troppi gli anni trascorsi
ad immaginare l’amore
e vederlo passare
davanti
senza mai riuscire a
sfiorarlo
mentre avrebbe voluto
una carezza
sopra il suo manto di
pezza nera.
Se mai egli si fosse pentito
avrebbe tenuto per sé il
segreto
dentro il cuore
d’orgoglio felino
che non aveva mai
imparato a battere
ma era una gemma di
rosso rubino
oltre il rammendo sopra
il suo petto.
Sicché egli svanì nel nulla
e sono passati diversi
lustri
che la bambina, oramai
donna
lo cerca con garbo sulla
soffitta
dopo si ferma ad
osservare la notte
con la speranza di
vederlo tornare.
N° 3540 - 27 dicembre 2018
Il Custode
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