troppo distante da me
da me che vivo la notte
e sono uno spettro
sperduto.
E però lo credevo
quasi che avessi ancora
un cuore che prevaricava
il mio sinistro lamento.
I miei occhi cerulei
mi sono stati d’ostacolo
e quell’amore è svanito
nella foresta d’Irlanda.
Adesso consumo lacrime
che pensavo dimenticate
gocce di gemme di stelle
sul capo delle formiche.
E mi dipingo di nebbia
all’ombra delle croci celtiche
perché nessuno s’avveda
del mio immenso dolore.
Io, destinata all’oblio
all’eterno di solitudine
cullata dalla
maledizione
della mia voce
graffiante.
Sicché mi nutro di anime
non è per malvagità
ma soltanto per
ritrovare
l’amore avuto e perduto.
N° 3537 - 22 dicembre 2018
Il Custode
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