un pendolo che oscilla
tra il desiderio di
uccidere
ed il miserabile bisogno
di incontrare una
vittima
capace di infondermi
rimorso.
Sono malato di protagonismo
le mie gesta saranno
leggenda
ma così distante dai
riflettori
la mia arte è
sottostimata
e non posso raccontare
le suppliche
delle prede da me
sezionate.
La notte è il mio regno
la percorro in un tale
silenzio
che i gatti e le
prostitute
sussultano al mio passaggio
e mentre i primi mi
sfuggono
le altre implorano
invano pietà.
L’anima di cui tutti parlano
è sostanza di astratta
utopia
il mio nome scritto su
tela
è poesia nera e
terrificante
che io recito come un
lamento
in balìa di un delirio
bellissimo.
N° 3538 - 22 dicembre 2018
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento