davvero non lo credevo
tanto che io maledico
l’amore che mi hai
insegnato.
Nella notte io vago
mi sento un’anima in
pena
che attira mosche e
zanzare
giunte a me per
compatirmi.
Io avrei dovuto narrarti
della mia insana
passione
che è sintomo di
debolezza
una crepa nella mia
armatura.
Sopra una panchina del parco
incurante del vento
gelido
io rammendo ogni parola
che non ti ho voluto mai
dire.
Come la coda di un gatto
si solleva il mio
pensiero
e va ad implorare alla
luna
di raccontarti questo
mio oblio.
Davvero non immaginavo
quanto tu fossi
importante
lo annoterò nel mio
cuore
per non scordarmi di te.
N° 3520 - 29 novembre 2018
Il Custode
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