di perderti nella
battaglia
avrei pregato con più
forza
un dio che pare essere
sordo.
O figlio, figlio mio amato
adesso sangue e membra sparse
sopra un prato annerito
per via dei colpi di
cannone.
E concederti alla patria
sembra che fosse un
privilegio
ma nelle mie solitarie
notti
io ti piango e ti
rimpiango.
Tu, cresciuto nel mio grembo
e causa del mio folle
amore
se solo io avessi immaginato
ti avrei nascosto fra i
miei seni.
Ora di te m’è ritornato
solamente pochi
brandelli
chiusi dentro la
bandiera
che fu per te ragion di
morte.
Figlio, o figlio mio adorato
adesso mi si spezza il
cuore
sopra questo marmo
freddo
sotto il quale tu
riposi.
N° 3450 - 7 settembre 2018
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento