che il lago regalò
con lo sguardo altero
si affacciò il pavone.
L’odore dell’aurora
scendeva sopra i campi
ed egli, col suo canto
violò pace e silenzio.
Ma fu nel contemplare
la propria immagine
riflessa
che si avvide con orrore
del misfatto alle sue
spalle.
Dalla sua stupenda coda
mancava, ahimè, una
piuma
che adesso scivolava
sui taciti frangenti.
in balìa dello sgomento
si sporse oltre la riva
per recuperare il suo
tesoro.
Accadde molto in fretta
di cadere in mezzo ai
flutti
e nel volgere di un
lampo
annegare tra le onde.
E con l’incompleta livrea
seppure dalla bellezza
intatta
morì in fondo al lago,
il pavone
a causa della sua
vanità.
N° 3465 - 29 settembre 2018
Il Custode