Al davanzale
della notte
io osservavo le onde giocare
ma fui talmente curiosa
da sporgermi troppo
fino a precipitare.
Ed attraversai
le tenebre
alle spalle dell’Orsa Maggiore
la luna era troppo impegnata
a fare moine ai poeti
sicché non mi vide cadere.
Allora provai
ad afferrare
il filo robusto dell’orizzonte
e però avevo le mani sudate
di lacrime e di polvere di latte
che raccolsi durante la via.
Inghiottita
dal mare profondo
il mio sangue dipinse i coralli
divenne elisir per gli squali
e linfa vitale per le alghe
infine giunse alla porta di Atlantide.
Si narra che
le sirene
siano creature dai modi garbati
misteriose e dalla voce suadente
eppure quella che io incontrai
si dimostrò una vera arpia.
Dietro il suo
sguardo bellissimo
non albergava alcuna pietà
ed affascinata dalla mia luce
mi conservò dentro una teca
quale reliquia di un mondo lontano.
Adesso
l’oceano è la mia dimora
la mia prigione d’acqua e di sale
la luna è troppo impegnata
a vezzeggiarsi per gli innamorati
e non si ricorda di me.
N° 2948 - 6 luglio 2015
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento