Luccicava la
polvere
nella penombra del tubo
ed oscillava quasi danzasse
al ritmo della rotaia.
Io avevo i
miei pensieri
e li tenevo soltanto per me
e nel rumore assordante
nessuno poteva udire
la eco del cuore in tumulto.
Una giovane
donna garbata
non ero altro che questo
vedevo le persone ignorarsi
quasi che ognuno fosse da solo.
Poi con un
lampo violento
avvenne la prima esplosione
avvenne e non era distante
tanto che io mi sporcai
col sangue di chi fu sventrato.
Il vagone
prese ad oscillare
e come un dinosauro ferito
si adagiò su di un fianco
stridendo e sputando scintille.
La gente
cominciò ad urlare
convinta che quelle grida
potessero spaventare la morte
ma io me ne sarei vergognata
e decisi di morire in silenzio.
Io avevo come
una spina
che premeva nella mia gola
era fatta di metallo rovente
e mi lasciava senza respiro.
Nel tubo,
nella confusione
s’alzava il fumo verso il soffitto
sembrava la nebbia di Londra
giunta come un telo pietoso
a coprire i cadaveri in frantumi.
Una giovane
donna moribonda
non ero altro che questo
vedevo le persone sorreggersi
aiutarsi gli uni con gli altri.
Dopo qualcuno
mi sollevò
mentre io non ero che un cencio
nello sguardo mostrava la pena
io sapevo che stavo morendo
ma non avevo voce per dirlo.
E la luce fu
molto insolente
mi colpì diritta negli occhi
era il sole che bagnava la strada
io venni adagiata sopra l’asfalto.
Intanto il
tubo pareva l’inferno
di fiamme e di calore insopportabile
laddove i figli del vile Allah
simili a demoni mieterono anime
e mi depredarono della vita.
N° 2950 - 9 luglio 2015
Il Custode
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