Accadde…fu per
via delle tenebre
e per il buio che carezzava il glicine
io smarrii il senno e la rotta
nella pianura, durante la notte
e mi ritrovai sperso e sgomento
con la bussola impigliata alla tasca.
C’era la casa,
e con la casa la luna
e le finestre chiuse e le inferriate
lei stava seduta sul bordo del precipizio
ed il fondo del fondo ribolliva di lava
quello era l’inferno ed era la sua dimora
era laddove mi condusse il destino.
Oltre la
soglia soltanto il suo profumo
pareva che lei mi stesse aspettando
<<Il mio nome è Salem>> disse
d’un fiato
come io mi chiamassi lo avevo scordato
sicché tacqui e lei mi lesse i pensieri
i suoi erano astratti e senza futuro.
Nella mia mente
visioni a pioggia
il lupo, la gazza e la sua immensa bellezza
però quelle labbra sulle mie vene
erano seta rovente e afrodisiaca
io, mesmerizzato dai suoi occhi spenti
distribuivo carezze alla rinfusa.
Una fusione di
corpi tra le lenzuola
e sospiri e ricordi da riempirci lo zaino
c’era un libro, e con il libro una rosa
oramai unta di inchiostro e di poesia
io fra i suoi seni mi sentivo un bambino
e rinascevo ad ogni suo bacio.
L’amore è
l’amore…e bastava crederlo
io non credevo neppure a me stesso
lei lo capì e si tramutò in ombra
in una scheggia nera diretta all’oblio
<<Il mio nome è Salem>> bisbigliò
il vento
che in balìa della rabbia divenne tempesta.
N° 2944 - 1 luglio 2015
Il Custode
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