che giocavano come bambine
e smisero, e presero a piangere
affrante da quel forte dolore.
Ma poiché erano fatte di mare
non seppero esprimere la pena
e le lacrime, oramai sola marea
si persero alla deriva.
Poi fu la volta della notte
impegnata a parlare alla luna
non capì e rimase incredula
e chiamò a sé falene e lucciole.
Tentò di fare piovere stelle
affinché il cielo sembrasse magia
però scordò d’essere nata cieca
oramai assuefatta alle tenebre.
L’ultimo lo dedicò alla vita
quella che dal suo respiro
pigiava per prendere il volo
come nomade, senza una meta.
Aveva seminato mille sassolini
nel caso fosse voluto tornare
e però tutto risultò inutile
al ritorno non trovò più nessuno.
N° 4196 - 25 agosto 2020
Il Custode
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