a parte questa mente
che oscilla e mi duole
ed emette strani rumori
quasi che fosse un pendolo
divorato da formiche e tarme.
Nonostante il debole cuore
che rallenta i timidi battiti
come fosse davvero stanco
delle molte battaglie perdute
dei silenzi ascoltati dire
da chi prometteva parole.
Al di là delle smunte labbra
glabre dai baci ricevuti
e adesso fatte di rughe
finanche di spine intrecciate
sicché da perdere il sangue
dentro una conchiglia di mare.
E malgrado gli occhi spenti
oramai disilluse gemme
che non guardano più
che hanno smesso di piangere
poiché sto bene
seppure io desideri morire.
N° 4185 - 15 agosto 2020
Il Custode
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