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lunedì 2 dicembre 2019

STALINGRADO

I soldati tedeschi lo sanno
che noi stiamo avanzando
nella sacca tra il Volga e il Don
decretiamo la loro fine.

Sotto la tormenta di neve
la steppa è nostra alleata
e copre i respiri, i pensieri
la rabbia dei nostri fucili.

Non possono nulla, i rumeni
affiliati dei nostri invasori
e neppure i tenaci italiani
frantumati dai nostri cannoni.

L’ultimo estremo baluardo
di difesa alla nostra discesa
si scioglie in questo gennaio
alle porte di Stalingrado.

Diventano statue di ghiaccio
i cadaveri sparsi alle nostre spalle
come monito di quello che fu
e di quello che sarebbe stato.

E fuggono via, gli ungheresi
complici dei crudeli germanici
rimangono invece i croati
che non sono pronti alla resa.

Noi entriamo nella città
o in quello che ne rimane
travolti da un’ira imponente
alla vista dei compagni ammazzati.

Sicché, accecati dall’odio
noi cerchiamo in ogni edificio
troviamo e giustiziamo il nemico
per le strade di Stalingrado.

  N° 3880 - 2 dicembre 2019

                                                   Il Custode

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