credo sia questo il mio nome
ed ho trascorso i miei anni
rinchiuso in questa cella.
I miei compagni di stanza
sussurrano frasi sconnesse
tutte le volte che tornano
dalla camera degli esperimenti.
Io segno con il mio sangue
ogni luna dentro la notte
è la sola maniera che ho
per sapere qual è la mia età.
Io sono ancora bambino
eppure ho già imparato
che il mio destino è alla mercé
degli uomini col camice bianco.
I miei compagni di stanza
scompaiono spesso nel nulla
sostituiti da voci e profili
che io non avevo mai visto.
Ho aghi infilati, ed elettrodi
e un dolore che mi fa impazzire
ma nessuno dei miei aguzzini
sembra avere pietà di me.
Quale male ho potuto compiere
se io sono qui dalla nascita?
E non c’è una via di uscita
per vedere una vita migliore.
I miei compagni di stanza
sembrano taciturni da giorni
chissà? Forse saranno liberi
oppure, oramai, solo ombre…
N° 3888 - 8 dicembre 2019
Il Custode
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