ma dentro la notte più scura
spengesti il tuo ultimo sguardo
ed io, col mio amore in mano
sentii i tuoi passi svanire
ed ancora ne aspetto la eco.
Fermo sul ciglio di un sogno
rammentai il tuo lieve silenzio
e conteneva ogni parola
che io non seppi ascoltare
nel buio ne cerco i frammenti
da rinfacciarti con arroganza.
Però confessai quanto mi manchi
ad un gatto che dai cassonetti
origliava il mio dolore
poi con il capo e con molto garbo
si appoggiava alla mia gamba
quasi volesse aver cura di me.
Lasciasti una scia di solitudine
che sbandava lungo l’asfalto
pareva condurre verso l’aurora
dove la luce mi spaventava
non ti seguii e rimasi immobile
ciononostante ancora ti amo.
N° 3755 - 17 agosto 2019
Il Custode
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