Nulla di più
che un sospiro
strappato ad un maggio antico
eppure io lo feci mio
lo stritolai fra le mie spire
sicché quel sospiro implose
e tramutò in una brezza rovente.
Partorita da
chissà quale fiamma
lei crebbe all’ombra di un demone
e sussurrava polvere d’ali
tra le grotte del primo inferno
quel sussurro raggiunse i dannati
che tacquero ogni imprecazione.
Ed un corvo
volò nella notte
ed alla notte strappò colori e magia
ne tinse i suoi capelli e la sua anima
tanto profonda che egli si smarrì
e tornò ma non seppe più volare
poiché le ali erano oramai di pezza.
Lei inventò la
mela e l’arcolaio
ma lo fece solamente per giocare
e quando la principessa moriva
un rigurgito scintillava dai suoi occhi
occhi intensi, di manto di marmotta
avvolgenti quanto la pazzia.
Nelle tenebre,
distante dalla luce
le mie dita sopra il suo profilo
lei domandava: <<Cosa mi fai?>>
e però non era altro che amore
quell’amore che pareva il destino
ma bruciò come fosse ceralacca.
Una strega
talmente bella
da scolpirne il viso nel cielo
e durante il proprio viaggio, la luna
si fermò a sfiorare le sue labbra
quelle labbra che un giorno baciai
e fu allora che io diventai oblio.
N°
3127 – 26 maggio 2016
Il Custode
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