Lasciami
entrare
dentro la tua anima calda
nei meandri della tua casa
distante da questo lezzo di morte.
Qui il
paesaggio è astratto
claustrofobico e privo di sogni
io mi volto per sfuggire la nebbia
che mi stritola con i suoi artigli.
Ho bisogno di
un ultimo bacio
una parvenza di vita più mite
ma ho ai miei piedi soltanto cadaveri
di coleotteri e di rose selvatiche.
Il riflesso di
un aurora boreale
ed il gelo che abita il pak
sono nudo e però non ricordo
per chi ho svestito il mio cuore.
Qui il
paesaggio è caotico
ed il fumo, che ama le tenebre
si solleva ed oscura la luna
dopo scende e mi morde i polmoni.
Sicché se mi
lasci entrare
io potrei rifiatare un istante
e trovare un delirio ed un rimpianto
da barattare con il mio destino.
N°
3119 – 7 maggio 2016
Il Custode
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