Io ti sento
tu hai il sospiro rovente
di una fornace che esplode
nel mezzo di un cielo plumbeo
che sputa lacrime e ghiaccio.
Comunque ti
seguo
abbandono le stelle cadenti
sul grembo di una luna distratta
e precipito verso l’oblio
profondo quanto i tuoi occhi.
Tu mi manchi
me ne rammento ogni volta
che nelle mie tasche bucate
io lascio tintinnare il tuo nome
ed il graffio del tuo sorriso.
E raggiungo le
sponde
di un lago verso l’Emilia
laddove Caronte si annoia
ed infastidisce i dannati
ed offre il suo sesso alle vergini.
All’oltretomba…
qualcuno ti ha riconosciuta
e mi ha descritto il tuo viso
germe di strega misantropa
e bellezza da dea dell’Olimpo.
Tu mi hai
maledetto
sicché adesso so il mio destino
destinato a perdermi in te
ad inseguire il tuo profumo acre
per tutti gli anfratti degli inferi.
Poiché ti amo
e venero il tuo sguardo altero
le rughe rubate ad Ecate
con le quali mi tieni legato
alla tua ombra indecente.
Non mi
stancherò
di cercarti durante i secoli
ho l’eternità a me dinnanzi
da quando tu, per dispetto
hai fatto di me un immortale.
N°
3124 – 18 maggio 2016
Il Custode
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