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sabato 28 maggio 2016

IL DORMIENTE

Talmente esausto delle ferite
egli alfine si addormentò
sopra uno spuntone di roccia
mentre i lupi, con circospezione
ne osservavano la pelle squamata
e le ciglia di filo spinato.

Nella fretta di fare i bagagli
dimenticò clessidra e bussola
come poteva conoscere il tempo
o la direzione dei propri pensieri?
Lo fece contando le lune
ma ogni volta perdeva il conto.

Sicché sognò quell’unica donna
alla quale egli parlò d’amore
ma non capì mai perché lo fece
allora lei gli negò lo sguardo
e sulla strada fermò una nuvola
e si diresse incontro al suicidio.

Aveva inflitto tanto dolore
che la sua mente cominciò a vacillare
mentre i frammenti del suo sorriso
si mescolarono a lacrime putride
e generarono malta e catrame
per costruire un muro invalicabile.

All’orizzonte dell’ultima notte
si ricordò che ebbe un cuore
quindi rubò il becco ad un’aquila
ed aprì una voragine nel petto
il cuore volò via in un istante
come non gli fosse mai appartenuto.

Pare che egli non si svegliò più
poiché la vita non gli garbava
siccome preso dall’oblio e dal silenzio
lasciò una lapide ed un epitaffio:
<<Io sono polvere e solitudine
ed ogni cosa per amore di Salem.>>

  N° 3128 – 28 maggio 2016


                                              Il Custode

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