Eppure io ti
sento
tu sei parte di questa brezza
che spettina le ciglia dell’erba.
Mi sfugge un
inchino…
come un cavaliere alla resa
io non pongo condizione alcuna
se non quella di avere in me
il tuo pensiero e il tuo amore.
Tu sei
l’intera notte
bella ben oltre la tenebra
inebriante quanto il silenzio.
Magia di un
nero delirio
saldato a questa anima mite
sicché implode sulle mie dita
il desiderio della tua pelle
l’universo che hai sulle labbra.
Noi, figli
dell’ultimo sabba…
riposa tra la pianura ed il mare
la cenere dei nostri sorrisi.
Eppure io ti
amo
nonostante abbia disimparato
a credere in passioni futili
come un folle o forse un illuso
ancora incatenato al tuo nome.
N° 3096 - 1 aprile 2016
Il Custode
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