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martedì 5 aprile 2016

L'ODORE ACRE DELLA TUA SOLITUDINE

Ti stringo forte le mani
ed annuso l’oblio tutto attorno
erano anni che io non vedevo
i tuoi occhi da sortilegio
e le stalattiti del tuo dolore
infilzarsi dentro il mio cuore.

Mi sei mancata tanto
ma ho atteso con perseveranza
di giungere fino al patibolo
a condividere il tuo destino
come fu in quei lontani secoli
nei quali eri il falco ed io il lupo.

Il tuo sangue sul mio palato
un sapore che avevo perduto
eppure qui, sotto le unghie
la vaniglia della tua pelle
è fonte di estrema nostalgia
un sogno che ho vissuto a metà.

Cosa ne fu dei tuoi baci
che io non riuscii a strapparti?
Comunque sia non importa
se le labbra non furono mie
per interi istanti da me rimossi
da quanto mi facevano male.

Ti ho amata davvero
fin dal primo sguardo violento
che ho intravisto nel buio
e mentre ti reco al mio petto
io muoio del veleno d’amore
e l’odore acre della tua solitudine.

  N° 3097 – 4 aprile 2016


                                          Il Custode

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