Si svegliò
e le gambe erano instabili
tutti quei secoli sotto la terra
erano stati alquanto agitati
avevano offuscato i suoi ricordi
e reso fragile ogni pensiero.
Fece fatica ad
alzarsi
piaghe da decubito e nostalgia
erano scritte sulle sue carni
oltre le zolle sentiva il sole
e per lui, ammalato di tenebre
era un supplizio intollerabile.
E respirò
l’aria
un violento uragano tropicale
che percorse i suoi polmoni
ed in quei cunicoli putrefatti
provocava un dolore maestoso
che gli rammentava la vita.
Annusò il
silenzio
e però era una grande bugia
sapeva bene che oltre i monti
l’apocalisse era in attesa
gemme di zolfo e torrenti di lava
dove gridavano uomini e demoni.
Nulla era
cambiato
non le stagioni né la violenza
ed allora scrollò le sue spalle
e riprese la via della voragine
un ultimo sguardo all’orizzonte
poi ritornò al suo antico sonno.
N°
3106 – 20 aprile 2016
Il Custode
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