Cercavo un'uscita nella mia stanza
dissi troppo mentre lei stava
e se ne andò in fretta.
Lucente di tramonto marino
lei scomparve come fosse stata marea
profonda come un qualsiasi sogno
che si reca
dove tutti i sogni muoiono.
Incatenato nei suoi pensieri
nell'odio gentile dell'amore che recò
con le parole appassite
come i fiori sul mio muro
ed il vento gridava in ogni angolo
mentre la morte
restava ad attendere la mia caduta.
Fintanto che
nelle mie ore di oscurità
quando la gola fu priva di respiro
ed il gelo si impadronì della notte
io socchiusi i miei occhi
e con grande sorpresa
io potei essere ovunque
io potei essere chiunque.
Pensavo a giorni mai vissuti
lei diceva che non c'era tempo
e corse a cercarne dell'altro.
Piangevo i miei folli sorrisi
chiuso dentro il bagno di una metrò
di un treno che partiva
per chissà quale stazione
mentre lei
chissà fino a dove mi ha capito?
Ma nelle mie ore di oscurità
quando la gola è priva di respiro
ed il gelo si impadronisce della notte
io socchiudo i miei occhi
e con grande sorpresa
io posso essere ovunque
io posso essere chiunque
io posso essere chiunque
io posso essere...
io posso...
io...
...
N° 439 – 21
dicembre 1983
Il Custode
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