Vengo con te
dentro la selva intricata
di pensieri e di tenebre
del tuo arcolaio incantato
io, disperato giullare
e dispensatore di piaghe
sono disposto a seguirti
sebbene cieco ed ignudo.
Dammi i tuoi
occhi
li infilerò nella tasca
saranno briciole e sassi
disseminati sopra il sentiero
e guideranno i miei passi
diretti verso il tuo cuore
che batte mentre bisbiglia
che mi attendeva da secoli.
In qualche
anfratto
la brezza tiene in riserbo
ogni frammento minuscolo
del tuo profumo in frantumi
che cadde sulle mie labbra
ma queste erano chiuse
per dare forma ad un bacio
da infrangere sopra il tuo nome.
E ti
chiamarono strega
per me tu eri l’amore
quello che mi era caduto
dentro una pozza di lacrime
io saltavo come un bambino
ma il tuo riflesso alle spalle
fuggiva incontro alla luna
che si specchiava e annegava.
Nel labirinto
del parco
le grida della mia eco
cercavano in ogni pertugio
il buio della tua stanza
io mi voltai un solo istante
a cogliere un po’ di salsedine
tu, sul dorso di un vecchio lupo
mi salutasti per sempre.
N° 2877 - 7 aprile 2015
Il Custode
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