Sicché lei
volò rapida
lasciando sopra i cespugli
la pelle ed i resti del bruco.
Le antenne a
saggiare l’aria
nell’attesa della prima brezza
dopo saltò a cavallo del vento
che soffiava ad increspare il lago.
Spalancò le
ali d’arcobaleno
risaltanti sopra lo stagno
poi posatasi su di una ninfea
chiamò a raccolta libellule e grilli
e le zanzare che infine tacquero.
Impettita come
una regina
si schiarì con decisione la voce
affinché ciò che aveva da dire
raggiungesse i falchi distanti
gli scoiattoli nei loro nidi
ed i ricci dal passo sornione.
Fu allora che
iniziò a parlare
dicendosi stanca di avere breve vita
destinata a morire tra i fiori
proprio all’apice della bellezza
fu così che arringò gli astanti
asserendo d’essere la più bella
fra le creature di madre natura.
Lei parlava il
suo monologo
ricevendo applausi e consensi
però destata da quel clamore
una rana riemerse le acque
infastidita da quel cianciare
e dal proclama della farfalla
con un veloce colpo di lingua
la afferrò e la inghiottì in un istante.
N° 2876 - 5 aprile 2015
Il Custode
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