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giovedì 30 aprile 2015

INSEPARABILI

Accadde che qualcuno ti uccise
e fu per rabbia o per delirio
lasciò il tuo corpo nell’erba
ed il tuo sorriso tra i fiori
io ti invocai così a lungo
da perdere la voce e la speranza.

Ritto in piedi sopra l’oblio
in balìa della pioggia gelata
alla mercé del vento violento
io mi nutro di disperazione
e rivedo il tuo viso bellissimo
rivestito di sangue e di fango.

E sono davvero confuso
annichilito dal profondo dolore
poiché accadde che qualcuno ti uccise
e fu per crudeltà o per pazzia
ma noi eravamo inseparabili
adesso io cosa faccio da solo?

  N° 2892 - 28 aprile 2015

                                                  Il Custode

mercoledì 29 aprile 2015

LO SGUARDO CINESE

Vide l’intero mondo
dentro lo sguardo di lei
fatto di pace e di magia
che desiderò profondamente.

Allora ne parlò alla luna
scrisse ideogrammi alle stelle
dopo, sopra la tolda di un giunco
salpò verso i campi di riso.

Magnolia e draghi di cartapesta
solcavano il cielo dipinto di pece
intanto la notte cianciava
un concerto di liuto e di cetra.

Quella donna era bellissima
con gli occhi di mandorlo in fiore
le era stata recata dal sogno
da allora lui non smise di sognare.

La Cina non pareva distante
per un cuore talmente affamato
e però egli non arrivava mai
dove pensava fosse il destino.

Fu così che trascorsero i secoli
sopra la tolda del giunco
un miraggio, forse soltanto pazzia
comunque parte della sua anima.

Infine terminarono i giorni
lui pensò a quello sguardo cinese
dove albergava l’intero mondo
…e fu l’ultima cosa che vide.

  N° 2891 - 28 aprile 2015

                                                 Il Custode

martedì 28 aprile 2015

IL PREZZO DELLA VEDOVA NERA

Sono dentro ai tuoi sogni
io, la preda più ambita
stolto!
Davvero tu non comprendi
che sarai il mio prossimo pasto.

Attratto dai miei occhi scuri
tu ti atteggi stupidamente
tu ti pavoneggi
e sei talmente ridicolo
che io faccio molta fatica
a trattenere le risa.

Osserva la mia bellezza
tu, sciocco
seducimi e venerami
se mi credi alla tua mercé
ma non sei che un povero illuso.

Il mio corpo, il mio viso
sono adatti alle tue carezze
sono la meta di ogni tuo bacio
tu credi di possedermi
è questo che immagini di leggere
dentro i miei occhi mendaci.

Il profumo che emano
è una droga potente
è afrodisiaco delirio
adesso non puoi più sfuggire
sei prigioniero della mia tela.

Amami, dunque
io fingerò di amare te
tu, condannato alla morte
esaudisci il tuo ultimo desiderio
poiché il prezzo per avermi
è quello della tua stessa vita.

  N° 2890 - 27 aprile 2015

                                                  Il Custode

domenica 26 aprile 2015

HO CREDUTO...

Ho creduto…
e però la solitudine
aveva un sapore speciale
un profumo così inebriante.
al quale mi sono arreso.

Perdona i miei errori
il mio amore talmente sottile
che non avrebbe potuto soddisfare
il tuo bisogno essenziale
di passione e considerazione.

Io amo la notte
mi dà brividi ineguagliabili
mi preserva dalle tue bugie
poiché mi nasconde
nella notte io sono un dio.

Mi sento affranto
perché tu meritavi di più
una vita, forse un intero destino
nulla che io potessi offrirti
o che intendessi sacrificarti.

Ho creduto…
ma non sono che un sognatore
magari un fottuto egoista
un equilibrista in cima all’oblio
che desidera cadere da solo.

  N° 2873 - 30 marzo 2015

                                                   Il Custode

sabato 25 aprile 2015

IL CUORE SMARRITO

Lo cercavo tra i rovi
nella tregenda notturna
ed il bagliore dei lampi
era la mia luce guida.

E però, quella luna
era bella e infingarda
nel giro di un solo istante
mi fermai a contemplarla.

Il sussurro di un riccio
mi destò dal torpore
e tra le spine e le foglie
io annusai la mia vita.

Ed incespicai sul sorriso
di una marmotta insolente
che mi tirava per la giacca
e pretendeva i miei baci.

Allora chiesi ad un ragno
di aiutarmi a cercare
ma aveva ospiti a cena
ed ignorò la mia supplica.

Ma una falena pettegola
mi raccontò che la cicala
lo aveva visto tra i campi           
dentro un canale di scolo.

Cristo, quanto ero adirato!
Tanto da imprecare
avevo sprecato dei secoli
a guardare il posto sbagliato.

Sicché sono salito sul dorso
di una veloce libellula
sorvolando montagne e colline
diretto alla pianura distante.

La pioggia mi fustigava
o forse si trattava di lacrime
qualunque cosa che fossero
il loro sapore era buono.

Disceso sui fili d’erba
domandai alla prima gazza
la strada che portava al salice
e dopo il salice, il lago.

Ma il vento era assai forte
e quello che lei mi rispose
io non riuscii a sentirlo
allora ripresi il cammino.

Con la mia bussola in mano
e l’ago puntato sull’Est
io affondavo nel fango
ma non intendevo fermarmi.

Finché incrociai una talpa
col muso sporco di sangue
e fra i denti quel che restava
del cuore che avevo smarrito.

Mi disse che fu per la fame
e non era stagione di fragole
poi, con un rapido inchino
si congedò dalla mia vista.

Sconcertato e senza parole
sotto il campanile in frantumi
osservai il dirupo profondo
che si ergeva oltre il mio sterno.

E feci spallucce all’aurora
mentre il lupo mi rammentava
che senza il bisogno d’amore
quel cuore non mi serviva.

   N° 2889 - 23 aprile 2015

                                                   Il Custode

venerdì 24 aprile 2015

POI LA LUNA DISSE QUALCOSA...

Ero impegnato a scagliare
chicchi di grano in fondo al lago
affinché ne nascesse corallo
da tenere sul mio davanzale
io ero impegnato e distratto
dai crisantemi dentro le aiuole.

Poi la luna disse qualcosa
ed io mi voltai per smentirla
fu così che ti vidi arrivare
sugli anfibi e col corsetto nero
e ti guardai camminare la notte
come si guarda l’ultimo sogno.

Dentro il buio sentivo il lamento
di un pipistrello, forse un corvo
fra le zampe stringeva una rosa
ed il tuo nome scritto sul becco
sentii il ghiaccio sulla mia schiena
ma non era che il tuo sospiro.

Vagamente ricordo il tuo bacio
che baciava le mie pupille
il mio cuore prese ad ammiccare
ero adirato da tanta insolenza
avevo l’anima di spine e di borchie
tu le labbra di lava bollente.

Restai impassibile sulla mia croce
che mi offriva una vista stupenda
vedevo il seno, la tua bellezza
nulla che mi fosse mai stato concesso
ma da chiromante io lessi la tua mano
c’erano le cicatrici del tuo addio.

Sicché io tornai sulla riva del lago
ad aspettare un qualsiasi germoglio
qualsiasi cosa purché non l’amore
poi la luna disse qualcosa
e per paura che parlasse di te
la frantumai in mille scintille.

  N° 2888 - 22 aprile 2015

                                                  Il Custode

giovedì 23 aprile 2015

MITOLOGICA

Sicché Arianna tesse il suo filo
per Teseo, spasimante molesto
e gli indicò la via da seguire
tra i meandri del labirinto
e pregò affinché il minotauro
uccidesse quell’eroe di cartapesta
perché lei coronasse il suo sogno
d’essere sposa di Dionisio, il dio.

Dopo Dedalo, in un impeto d’ira
stanco dei vizi del figlio arrogante
gli costruì ali di carta velina
con le quali affrontare il cielo
e dal cielo Icaro precipitò
tra le fauci dell’oceano immenso
dissero che finì pasto degli squali
qualcuno lo vide, invece, ad Atlantide.

E Medusa dalla chioma di aspidi
antica mantide vogliosa e insoddisfatta
amava uomini, ahimè, privi di passione
e con il suo sguardo e con i serpenti
li trasformava in statue esterrefatte
fino a quando incontrò Perseo
dal sesso capace ed i modi gentili
con cui diede vita ad una stirpe dannata.

Accadde che Cupido uccise Afrodite
quando le scagliò un dardo al veleno
lei era in sella al suo fido Pegaso
e cadde tra le colonne di Sparta
dove meditava un confuso Leonida
che nel riportarla verso l’Olimpo
perso il senno e non seppe tornare.

Infine Ulisse, disceso nell’Ade
scoprì che era un luogo bellissimo
al contrario di ciò che si vociferava
nelle cantine della sua Itaca
donne meravigliose e vino pregiato
la petulante Penelope era dimenticata
si adagiò sopra il trono infuocato
quello era il regno da sempre sognato.

  N° 2887 - 22 aprile 2015

                                                 Il Custode

mercoledì 22 aprile 2015

CARPI

Ritocchi di candida neve
scesi dalla tela del cielo
scendevano e baciavano l’erba
e l’aria era un gelido abbraccio.

Salem tu fosti un’oscura visione
lungo la via verso il castello
fu dove io smarrii il mio bacio
che si impigliò sulle tue labbra.

Nelle narici ancora il metallo
delle rotaie e della stazione
ecco perché pensai inebriante
la tua pelle di rosa e vaniglia.

Nello sbadiglio di gelido ghiaccio
febbraio sputò sopra le nuvole
mentre brulicava la gente di Carpi
intorno alla piazza e dentro i cafè.

Salem tu fosti un amore profondo
e quando io precipitai in te
non ritrovai la strada di casa
non ritrovai più la ragione.

Chissà cosa fu del tuo sorriso
quello che spendevi con parsimonia
fra le rotaie e nella stazione
pochi minuti alla fine del sogno.

Infine svanì la pianura emiliana
lasciando scintille di nostalgia
però cianciava la gente di Carpi
dentro la piazza e sotto il castello.

  N° 2857 - 20 febbraio 2015

                                                       Il Custode

martedì 21 aprile 2015

SEMPRE!

Il tuo viso è bellissimo
sicché lo voglio e ti voglio
per tenerti dentro i miei occhi
mille istanti e per sempre
benché io so che per sempre
è un tempo assai limitato.

Di colpo mi sento un naufrago
in balìa dell’oceano tropicale
per via del tuo sguardo profondo
sguardo di smeraldo e corallo
io non cerco alcuna salvezza
poiché desidero morire di te.

Dammi un nome da dire
ma fa’ che sia soltanto il tuo
lo stringerò fra le mie labbra
per ogni giorno a venire
lo conserverò in un canto
giusto per l’attimo di un bacio.

All’improvviso alla tua mercé
precipito e mi rialzo ancora
infine mendico le tue carezze
poiché io ti amo da sempre
seppure io so che da sempre
è un tempo, ahimè, troppo breve.

  N° 2886 - 20 aprile 2015

                                                  Il Custode

lunedì 20 aprile 2015

VOCI SOTTO L'ASFALTO

Si agitano sotto l’asfalto
voci che paiono inquiete
alcune volte qualcuna sorride
come al principio della pazzia.

La nebbia calpesta i marciapiedi
così fitta da perderci il senno
è il respiro di pensieri smarriti
ora falene attorno ai lampioni.

Una carrozza frantuma il silenzio
un viandante, forse un disperato
che si aggrappa, in questa notte
ad un ricordo sotto una lapide.

La luna è un clochard senza meta
viaggia e incespica sopra le stelle
ogni tanto pare riprendersi
dai rintocchi di tenebra in cielo.

Il lamento del vecchio orologio
si affaccia dalla torre austera
e condannati, giustiziati per caso
sono spettri per le strade deserte.

Un’unica ombra, un solo uomo
il suo passo sembra una tempesta
mentre muove sopra il ciottolato
che rintrona a causa del suo dolore.

Manifesti sui muri dei palazzi
umidi ed unti di antica pioggia
reclamizzano lontane tragedie
opere funebri ed amori allo sbando.

E quelle anime sotto l’asfalto
ora si destano e prendono forma
alcune volte qualcuna si ferma
dopo si volta, e non sa dove andare.

  N° 2885 - 20 aprile 2015

                                                  Il Custode

sabato 18 aprile 2015

TI HO VISTA NEL BOSCO

Ti ho vista nel bosco
bellissima e molto eterea
quasi tu fossi una Dea
e fuggivi, ed ansimavi
e nel profondo degli occhi
il tuo dolore era immenso.

Allora ti ho chiamata
ed ho inventato il tuo nome
ti sei fermata, hai sorriso
poi mi hai voltato le spalle
sicché io ti ho offerto una rosa
che tenevo dentro la tasca.

La vaniglia della tua pelle
scivolava sopra le more
quando mi hai teso la mano
di ghiaccio, come fosse l’inverno
e dalle dita sottili
quanto la tela del ragno.

Reminiscenza e delirio
il sapore dei tuoi capelli
ed una gazza indiscreta
spiava i nostri sospiri
li rubava e li rivendeva
ad uno scoiattolo solo.

Io ho intriso le labbra
nella tua pozione d’amore
e sono caduto in un sonno
che precedeva la morte
non conoscevo chi lei fosse
ma aveva un indubbio fascino.

Dopo ho scostato via i capezzoli
e con i capezzoli, i seni
incuriosito dalla voragine
dalla tenebra oltre il tuo sterno
là io sentivo un battito intenso
ma dentro il tuo petto era il nulla.

Sotto una luna di sangue
ti ho parlato parole distratte
ed il cuore che non trovavo
giaceva sopra il mio palmo
tu lo avevi barattato con me
poiché a te non serviva.

Chissà mai cosa chiedesti
in cambio della tua vita?
Un’anima, forse un ricordo
comunque io continuo a baciarti
da quando ti ho vista nel bosco
e nel bosco mi sono perduto.

  N° 2884 - 17 aprile 2015

                                                  Il Custode

giovedì 16 aprile 2015

L'ACCHIAPPASOGNI

Dondola sulla mia veranda
cullato da una folata umida
e nel vento tutti i miei sogni
i racconti di guerrieri e sciamani
nel vento la mia libertà
oramai solamente un miraggio.

E danza, e gioca tra i cerchi
la brezza giunta a spettinarmi
che, come il latrato dei coyote
attraversa i canyons e i dirupi
e si infrange sollevando polvere
per le strade di questa riserva.

L’ho intrecciato da molte lune
e da molte lune attendo la magia
ma non sento i cavalli scalpitare
né i bisonti nella prateria
a sfuggire le frecce e la paura
ed il grido di battaglia dei miei avi.

Ma la luna pare quasi carezzarmi
consolare la mia ingenua cecità
questa notte però è molto bella
e riesce a mitigare anche il dolore
del ricordo della mia tribù
decimata da chi giunse d’oltreoceano.

Dondola sulla mia veranda
a volte sale per baciare il cielo
ecco dov’è appeso il mio sogno
ingrigito al tocco delle stagioni
è persa nel tempo la mia libertà
oramai solamente una fantasia.

  N° 2883 - 15 aprile 2015

                                                 Il Custode

martedì 14 aprile 2015

UN DITTATORE

Con la falce e con il martello
e le mani che grondano sangue
eppure ecco che io siedo orgoglioso
tra i potenti che manovrano i popoli.

Ma quanto ne ho uccisa, di gente!
Tanto da provocare invidia e rispetto
perfino ad Adolf, l’austriaco
misero dilettante al mio cospetto.

Certo, se io fossi stato fascista
adesso non sarei che un reietto
ma, in virtù della mia scaltrezza
ancor oggi il mondo mi acclama.

Io ho lasciato morire di fame
bambini ed anziani dell’intera Ucraina
ho seminato di ghiacciati cadaveri
il sentiero che portava in Siberia.

Un dittatore crudele e cinico
considerato salvator della patria
mi viene da ridere al sol pensiero
che il mio genocidio sia stato giustificato.

Certo, se io fossi stato fascista
sarei ricordato con sdegno e terrore
ma, raggirati dalla mia astuzia
ancora oggi gli stolti mi amano.

  N° 2882 - 13 aprile 2015

                                                 Il Custode

lunedì 13 aprile 2015

LA TUA PRESENZA E' FUMO

La tua presenza è fumo
che cerco di afferrare
ma s’alza un vento gelido
dal centro delle tue parole
tu voli talmente distante
ed io, muto, ti invoco invano.

Nel buio della notte
divampa quasi fosse fiamma
una luce dai tuoi occhi
pira d’ogni mia emozione
io brucio eppur non muoio
tu sei bella sebbene spietata.

Amor che fosti amore
di quelli tratti da un romanzo
io, sulle mie ginocchia
mi pento di ogni vissuto
degli attimi in cui ti amai
dei secoli dacché mi odii.

La tua presenza è cenere
che sputi nel mio sguardo
ed io passo la mia mano
per scagliarla via da me
ma, impastata dalle lacrime
ha fatto nido fra le ciglia.

Nel silenzio della notte
rintrona dentro il mio cuore
il tuo grido di battaglia
che non ammette armistizio
io combatto per sola inerzia
per rendere miti le nostre ferite.

Amor che fosti sogno
d’un tratto diventato incubo
io spendo gli ultimi istanti
a nutrirmi di rimorso e rimpianto
il rimorso per i miei errori
il rimpianto d’averti perduta.

  N° 2881 - 12 aprile 2015

                                                 Il Custode

domenica 12 aprile 2015

NOTTE, O NOTTE

Notte, o notte
di tormento invadente
l’ombra tua che ritorna
a graffiarmi sul cuore
occhi martiri e soli
a bruciar tra le stelle
notte che non ti vedo
ma riesco a sentirti.

Sorriso di luna stanca
che saetta le tenebre
e ti inseguo nel buio
di silenzio sui monti
e ascolto il tuo sospiro
girandola persa nel vento
che profuma la notte
del tuo sguardo stupendo.

Allora uccido le ore
affinché non giunga l’aurora
ti ho smarrita nel sole
adesso abiuro la luce
ed hai lasciato parole
come macigni che ardono
ma mi narra la notte
quanto io ti amo ancora.

  N° 1623 - 12 settembre 2009

                                                          Il Custode