eppure non duole
io so che prima o dopo
sarebbe accaduto
che tu avresti raccolto
il tuo sguardo stupendo
per poi nasconderlo
distante dalle mie mani
dal mio cuore silente.
Ciononostante
io ti penso ancora
così come si pensa
un sogno che era
bellissimo
impastato di solitudine
quella che io, nella
notte
condivido con le falene
ed un bicchiere sbeccato
colmo di vino e di
dubbi.
È fiamma
sebbene non bruci
ma l’evanescente ricordo
della tua voce
meravigliosa
scava come una vanga
a sgualcire le vene
e nel profondo silenzio
del mio respiro stantio
sei un’eco senza
ritorno.
Nella mia anima
sei una ferita anomala
io ti calpesto e poi
me ne pento e mi adiro
sicché affondo la rabbia
dentro le sabbie mobile
dell’addio che ti ho
detto
solamente affinché
tutto finisse per
sempre.
N° 3435 - 16 agosto 2018
Il Custode
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