dai giacigli di filo
spinato
ed annusarono il sole
caldo
che accarezzava le loro
gote
e sentirono bruciare
l’anima
di una rabbia mista a
dolore.
Il sorriso era una tagliola
che stringeva i cuori
deboli
poiché stanchi della
prigione
presero in spalla la
loro pazzia
e varcarono il robusto
cancello
alla ricerca dell’aria
di mare.
Impreparati alla vita reale
essi non seppero
pianificarla
e nel disordine dei loro
schiamazzi
trovare un rifugio
diventò un’utopia
nel frastuono dei loro
gemiti
tutti seppero dove
trovarli.
Calata la sera, dopo il tramonto
le cicale frinirono
forte
loro ebbero negli occhi
alcune gemme
fatte di lacrime dal
gusto amaro
dacché era effimera, la
luna piena
così il loro senso di
libertà.
E chissà se furono i grilli
a raccontare la fuga dei
folli?
O forse lo fecero le
lucciole in volo
che non amano molto le
tenebre
le strane grida che essi
dissero
fecero sì di ricondurli
alla gabbia.
Ed il cuore faceva male
oltre le mura della casa
di cura
e però, vista da dietro
i vetri
la notte pareva fare un
inchino
si era dissolto, il loro
capriccio
comunque fu un sogno
bellissimo.
N° 3441 - 24 agosto 2018
Il Custode
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