e rabbiosa come una
belva
lei puntò il suo sguardo
ed iniettò tutto il suo
veleno
dentro colui che l’aveva
umiliata.
Aveva un sorriso
fatto di alienato dolore
che sopra la pelle
dell’uomo
scivolava veloce e
scavava
solchi rigonfi di pus e
maledizione.
Lei lo aveva ammazzato
quell’essere infame e
bastardo
che aveva raccolto il
suo amore
facendone informe
poltiglia
di nauseabonda
disperazione.
Con un unico colpo
giusto al centro del
petto
ed il cuore di
quell’inetto
implose come una nuvola
tranciata
dall’arcobaleno.
Sicché lei se ne va
scavalca la nebbia
dell’anima
oramai donna sola e
tradita
e però finalmente
appagata
dalla feroce vendetta ottenuta.
N° 3442 - 27 agosto 2018
Il Custode
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