come foglie da un albero
smunto
e il colpevole, nascosto
nell’ombra
tacque un imbarazzante
silenzio
volarono giù, poi si
fermarono
come angeli senza una
meta.
Dall’alto della torre d’avorio
guardò il ponte con
grande disprezzo
ed esplose la sua folle
rabbia
al pensiero del denaro
perduto
dall’alto della sua
tracotanza
dimenticò di ricordare i
defunti.
E si alzò, incontro al cielo
la polvere del ferro e
della malta
a coprire, come una mano
pietosa
ciò che restava dei
frammenti di anima
e si alzò, dopo scheggiò
le nuvole
l’ultimo lamento dei
moribondi.
Sicché, infine, scese la notte
e rimase il solo canto
dei grilli
la litania che
accompagnò il sonno
di chiunque non poté
risvegliarsi
sicché, infine, calò
l’oblio
dentro il quale si
confuse, il colpevole.
N° 3437 - 18 agosto 2018
Il Custode
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