a questo mare garbato
che sbuffa sabbia e
salsedine
sopra la spiaggia di
ciottoli
sulle barche ferme,
assopite
depositate sull’arenile.
Qui ho le mie radici
laddove si perde il
riflesso
del sole dentro i caruggi
che fugge alla rinfusa
e nell’amplesso con la
penombra
partorisce fasci di
luce.
Invoco un destino mite
ed una dipartita serena
con le ceneri pronte a
baciare
le acque oltre le coste
infine posarsi, esauste
sul becco di presuntuosi
gabbiani.
Amo i miei luoghi
e chiunque me li abbia
concessi
seduto alla mercé della
luna
annuso lo scirocco
nascente
e sento di essere vivo
e parte di un mondo
bellissimo.
N° 3388 - 2 giugno 2018
Il Custode
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