e mi fissa negli occhi
dopo mormora e impreca
parole che io non
comprendo
ma che mi portano l’eco
di una morte brutale.
Pare essere piuttosto adirata
verso gli dei presuntuosi
contro l’umanità intera
e travolge nel suo
cammino
alcuni fiori sdraiati
all’ombra
ed animali che si
annoiavano.
Intanto la pioggia la segue
come fosse un cane
mansueto
dopo, in balìa di un
raptus
gonfia i muscoli e il
petto
e si prende tutta la
scena
pregustando un martirio
grandioso.
Non dimostra nessuna pietà
quando si tuffa sulla
pianura
come un gabbiano
affamato
sopra la cresta
dell’onda
alla ricerca di anime
sbadate
da mietere e rendere di
fango.
Viene preceduta dal tuono
dopo un silenzio
assordante
che mette paura alle
allodole
e terrorizza api e
formiche
e spiana a colpi di
vomito
chiunque gli passa
davanti.
Adesso mi siedo in un canto
in attesa della sua
artigliata
dove potrei mai
nascondermi
per sfuggire alla sua
furia?
Sicché mi abbraccia e mi
bacia
e mi uccide, la
maledetta montagna.
N° 3392 - 8 giugno 2018
Il Custode
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